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DONNE EZIDE 
 


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"DONNE EZIDE" 

Il  ricavato servirà
per la costruzione dell'ospedale
di Dohula in Iraq


Info:
Antonio Olivieri
Associazione Verso Il Kurdistan
+39 3357564743

Segnate sul calendario il 3 agosto perché è una data da ricordare. In quel giorno del 2014 un popolo dalle radici antichissime ha subito il suo 74° ferman, ossia un genocidio. 


Questo popolo è quello ezida, che nasce nelle meravigliose terre della Mesopotamia e professa un credo che precede tutte le religioni. Adora Melek Ta’us, l'Angelo Pavone e attira su di sé l'ostilità e il disprezzo di cristiani e musulmani che in quell’angelo caduto vedono il Diavolo. 
Resistono a ogni genocidio e si battono perché la loro cultura e il loro credo possano sopravvivere. E° quello che avviene ancora oggi, dopo l'aggressione dello Stato Islamico, più noto come Isis, iniziata nelle prime ore del 3 agosto 2014 che ha spazzato via interi villaggi del distretto montagnoso di Shengal, nel nord-ovest dell'Iraq, producendo un esodo di oltre 350.000 ezidi su circa 500.000 che risiedevano nell’area.

 

Tutte le persone catturate di sesso maschile oltre i dodici anni e le donne più anziane sono state uccise e gettate in fosse comuni. | bambini tra i sette e i dodici anni sono stati trasformati in soldati. Le bambine, le ragazze e le donne, con i loro figli maschi con un’età inferiore ai sette anni, sono state vendute sul mercato delle schiave che lo Stato Islamico aveva resuscitato da un passato che sembrava molto lontano In Iraq lo Stato Islamico cade nel dicembre del 2017 ma ogni ezida porta nella mente il ricordo drammatico di quei giorni, di quei mesi, di quegli anni che continuano a tormentare il loro presente. Più di 100.000 ezidi hanno lasciato l'Iraq dal 2015 e solo una minoranza ha fatto rientro a Shengal dai campi profughi. Fino al 31 dicembre 2024 circa 200.000 continueranno ad essere degli sfollati in questi campi poi non si sa che fine faranno. Shengal li vorrebbe riaccogliere subito ma tra una troppo lenta ricostruzione delle case, dei servizi, delle infrastrutture e la minaccia costante che arriva sia dall'interno dell'Iraq sia dalla Turchia, non é ancora attrezzata per poterlo fare. 


Intanto, mentre si continuano a piangere i morti quando le fosse comuni vengono aperte, la comunità si adopera per liberare le donne e quelli che, all’epoca del genocidio, erano solo dei bambini, diventati poi dei miliziani jihadisti, ancora nelle mani dello Stato Islamico. 
Il 74° ferman ha insegnato che le radici dell’ezidismo vanno rinforzate perché non si spezzino di fronte alle intemperie della storia. Un gruppo, ancora minoritario, di ezidi del distretto di Shengal le irrora con il confederalismo democratico, un nuovo paradigma politico che è il frutto delle riflessioni e dell'analisi politica del leader curdo Abdullah Ocalan. Dopo aver dato vita all’Amministrazione Autonoma di Shengal, con coraggio sfida tutti coloro che vogliono rendergli impossibili le decisioni del proprio destino. 
Shengal è una montagna affascinante che ha tante storie da raccontare che

corrono lungo la linea immaginaria del tempo e in ognuna di loro si può ritrovare la storia di un/un’ezida.

Carla Gagliardini

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